Il coraggio ci fa bene
"Siamo oggi sotto gli occhi del mondo, la serietà e il rigore delle nostre decisioni daranno un segno rilevante delle prospettive dell’Italia e non solo del PD". Relazione di Pier Luigi Bersani di apertura dei lavori dell’Assemblea Nazionale del PD – Sintesi e video - Aggiornamento con la replica di Bersani a chiusura del dibattito
Il distacco tra cittadini e politica, la condizione economica-sociale la più grave dal dopo guerra, i rischi di balcanizzazione del sistema politico, la crisi scomposta della destra e il sorgere di nuovi populismi, la voglia di semplice rifiuto che corre nel paese, sono tutti elementi che portano ad un’unica conclusione: senza il PD non c’è possibilità alcuna di mettere ordine alle prospettive del paese e suscitare la riscossa delle forze vitali chiamate a dare una risposta. L’alternativa è la palude.
Con un paese stremato e portato all’impasse non si può peccare di leggerezza: siamo davanti ad un tornante. Dovremo essere la bussola per gli italiani. Ribadiamo chi siamo e cosa vogliamo. Noi garantiamo piena affidabilità sull'asse europeista della politica: l’Europa è la condizione ineludibile per qualsiasi alleanza possibile di governo. La credibilità e il rigore di Monti sono un punto di non ritorno. Ma non dimentichiamo che siamo stati noi che abbiamo voluto Monti al prezzo di una nostra rinuncia e che siamo sempre noi che lo stiamo sostenendo nelle condizioni più difficili, caricandoci anche di responsabilità non nostre nei confronti della società. Su questo punto non abbiamo bisogno di ricevere alcuna istruzione. Ma, al tempo stesso, c’è bisogno di riprendere una piena fisiologia democratica e politica: un diritto e un dovere per l’Italia per uscire dall’eccezionalismo di perenne instabilità.
Noi sappiamo da dove si deve partire: la riforma della politica, la riscossa civica, i diritti, la moralità, la sobrietà, le regole sono le basi per il cambiamento. Non è vero che non vogliamo riformare il Paese, semmai il contrario: vogliamo più riforme di quelle che si sono fatte e le vogliamo slegate da quella destra che tiene il piede sul freno al cambiamento del Paese.
C’è ancora poca consapevolezza in Europa e in Italia sul fatto che la crisi non è stata affatto risolta. I paesi hanno ridotto la loro ricchezza, aumentato la disoccupazione, subito rallentamenti, recessioni, stagnazioni. Chi è sul fronte viaggia su due manovre l’anno. E l’Italia è ancora dentro questa situazione. Dal 2007 ad oggi abbiamo perso 7 punti di Pil e 20 punti di produzione industriale. Pensare che sia solo una questione di spread è sbagliato. Bisogna agire e non si può aspettare l’elezioni tedesche per avere una svolta.
Parliamo dell’agenda europea. La piattaforma da cui iniziare è l’unione fiscale, dare respiro alle politiche di bilancio, attuare la golden rule, la tobin tax, gli euro project bond per le infrastrutture, le politiche contro i paradisi fiscali, garantire standard retributivi per riattivare la domanda. Preparare, quindi, una nuova democrazia europea orientata verso una fase costituente e nuovi trattati. Il PD chiede che questa sia l’agenda senza nessun avvitamento nella crisi.
Non perdiamo contatto con il disagio delle persone, non lasciamole nella solitudine anche quando le risposte e le soluzioni non le abbiamo.
Sulla legge elettorale siamo flessibili e pronti a trovare una intesa. Noi non vogliamo sia impedita la governabilità, però vogliamo i collegi non le preferenze, vogliamo la parità di genere e vogliamo che non si possano fare dei gruppi tipo Scilipoti.
Altra puntualizzazione: la legge di stabilità. Se la recessione scendesse troppo sotto la soglia di vivibilità, invito il governo a guardare la riforma sociale come priorità. I servizi in particolare devono essere trattati con grande attenzione: non si può dare una botta alla scuola ogni sei mesi.
In fine noi vogliamo prenderci la responsabilità di governare, mettendo in campo energie rinnovate, con un appello largo a tutte le energie progressiste. Governare non sarà facile e non si potrà governare senza popolo, sarebbe inutile mettersi in marcia. Dunque se la politica celebrerà i suoi riti dentro un fortino, non servirà a farci uscire dalla crisi, se la politica non si prende qualche rischio, la fiducia non tornerà.
Bisogna puntare sulla trasparenza, coraggio, governabilità attraverso una partecipazione democratica. E le primarie in questo senso, dovranno essere un simbolo di scelta di apertura e così potremmo dimostrare che siamo un grande collettivo che discute, che decide e che funziona.
C’è un limite a tutto però, non posso leggere nei giornali che qui si vogliono cambiare le regole in corsa per bloccare la partecipazione. L’unica regola che si chiede di cambiare è proprio la regola statutaria che riguarda il diritto del Segretario ad essere il candidato premier, ed è una regola di apertura, chiariamolo, per questo chiedo di votare questo cambiamento.
Come Segretario segnalo l’impegno di mettere in pratica ciò che abbiamo già deciso nel giugno 2011. Ovvero rendere effettivi strumenti che c’erano dagli albori dalle primarie, ma mai attuanti perché impossibili nel quadro organizzativo visto fin qui. Quindi se un albo ci vuole dobbiamo fare un passo avanti per mettere in sicurezza questo strumento per il futuro. Certamente un elettore di centrodestra può cambiare idea, ma se viene alle primarie ce lo deve dire. Principio: chi partecipa riceve un mandato, si prende responsabilità e se viene si registra. La parola regole è una bella parola, poi l’Assemblea deciderà, buon lavoro e cerchiamo di avere tutti a cuore veramente il Pd che è l’unica speranza per il nostro Paese.
La replica del segretario Bersani a chiusura del dibattito
Questa assemblea è stata descritta come arena di gladiatorie e invece ha dimostrato di essere un organo dirigente effettivo. Abbiamo bisogno del massimo rispetto per il lavoro che questa assemblea ha fatto in questi mesi, anche per il suo lavoro politico e programmatico a cui i candidati del Pd dovranno dichiarare di fare riferimento.
Il Sindaco di Piombino ci ha dato uno sguardo sulla realtà di cui dobbiamo tenere conto. La strada è lunga, non diamo l’idea di essere leggeri rispetto ai problemi reali delle persone. Il partito deve essere presente davanti alla difficoltà e in grado di dare risposte. Non pensiamo che ci siano solo le primarie davanti a noi. Manteniamo una sobrietà anche nello stille dei prossimi giorni.
Stiamo discutendo sulle alleanze con la nostra carta d’intenti sulla base di elementi, per noi irrinunciabili: la responsabilità tra i contraenti del patto per la cessione di sovranità ai gruppi parlamentari negli eventuali punti di disaccordo; il principio politico di apertura verso forse forze democratiche europeiste moderate che vogliono far fronte all’avanzata della nuova corrente populista.
Sulle primarie fatemi chiarire però che se mai pensassi che la mia generosità facesse male al PD sono capace di rinunciarci tranquillamente. Non pretendo di essere infallibile ma qualche elemento in più di valutazione posso averlo. I problemi si posso esorcizzare quando sono piccoli ma vanno affrontati con fiducia e combattimento in campo aperto quando sono grandi. Questo ci può dare forza ulteriore per la prospettiva. Se sulle primarie facciamo le cose per bene a noi non ci ammazza più nessuno! Superiamo le remore e approviamo la modifica dello Statuto.
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