giovedì 24 maggio 2012


L’Europa deve esserci ed essere solidale

In questi giorni tutti noi assistiamo a carrellate di numeri ed analisi economiche che ci raccontano della Grecia. Ma vediamo anche volti e racconti di un paese allo stremo che sembra sgretolarsi. Una delle frasi più ripetute è “dobbiamo fare di tutto per non finire come loro”. Noi vogliamo dire anche qualcos’altro, vogliamo dire che non possiamo lasciare che la Grecia continui così, al di là delle conseguenze su di noi. Come cittadini europei progressisti e democratici crediamo che l’Europa deve essere una e che deve essere uno spazio di pace e solidarietà, così come la pensarono i suoi fautori.
Per questo, in questi giorni frenetici vogliamo dire che la strada deve essere un’Europa sempre più unita come l’orizzonte verso cui incamminarsi tutti insieme e che questo non si può fare abbandonando paesi e cittadini al loro destino.

Europe must be and must be united
In these day we all assist to a series of numbers and econic analysis that tell us about Greece. But we see also faces and hear stories of a country taken to the extreme that seems on the brink of implosion. One of the sentences most repeated is “we must not end up like them”. We want to say also something else, we want to say we can’t allow Greece to continue as now, independently from the conseguences of us. As democratic and progressive european citizens we believe that Europe must be one and that it must be a place of peace and solidarity, as those who first thought of it.
For this reason, in these hectic days we want to say that an always more united Europe must be the horizon towards which to head all together and this can’t be done abandoning countries and citizen sto their destiny alone.
 

sabato 19 maggio 2012

Bomba Brindisi: appello della Segreteria Nazionale PD per iniziative unitarie a difesa della democrazia

Bisogna ricordare quanto il nostro Paese abbia già pagato alla violenza; bisogna affermare con forza che la violenza ci ruba il futuro; bisogna isolare, con i comportamenti e con la chiarezza delle parole, chi coglie l’occasione dalle debolezze della nostra democrazia non per riformarla ma per minarne le fondamenta.

                                       
lutto.gif

La segreteria nazionale del Partito Democratico ha inviato oggi a tutti i dirigenti e a tutti i circoli democratici che coinvolgono iscritti ed elettori, un appello a favore di iniziative unitarie per la difesa della democrazia, in seguito all’atroce attentato davanti a una scuola di Brindisi.


Di seguito il testo dell'appello

“Dopo settimane durante le quali si sono registrati in tutto il Paese numerosi atti di violenza e di intimidazione, oggi l’Italia assiste sgomenta ai tragici effetti del barbaro attentato di Brindisi.
E’ ormai evidente che organizzazioni criminali ed eversive di diversa natura stanno alzando il livello della loro iniziativa e producono azioni dichiaratamente terroristiche.
Strategie criminali e deliranti strategie politiche vogliono approfittare del disagio e della sofferenza che il Paese vive. Il loro obiettivo è quello di rafforzarsi e di rendere più stringente il loro ricatto sulla democrazia e sulla società in una fase di debolezza del tessuto sociale e democratico.

E’ tempo di prendere piena consapevolezza di quello che sta avvenendo.

La segreteria nazionale del Partito Democratico rivolge un appello ai gruppi parlamentari, ai propri rappresentati nelle amministrazioni locali, ad ogni iscritto, militante ed elettore perché siano immediatamente assunte iniziative unitarie di discussione, chiarimento e mobilitazione nelle sedi istituzionali e nei contesti sociali e di formazione dei giovani.
Bisogna ricordare quanto il nostro Paese abbia già pagato alla violenza; bisogna affermare con forza che la violenza ci ruba il futuro; bisogna isolare, con i comportamenti e con la chiarezza delle parole, chi coglie l’occasione dalle debolezze della nostra democrazia non per riformarla ma per minarne le fondamenta.

Il PD sollecita ad ogni livello una risposta unitaria delle forze civiche, politiche e sociali a presidio della democrazia, della libertà di ciascuno, della serenità nella vita comune dei cittadini”.


*****


I commenti degli esponenti democratici

Pier Luigi Bersani: “Voglio esprimere dolore e indignazione per il più aberrante dei delitti che si è consumato questa mattina a Brindisi”. Questo il commento del segretario nazionale del Partito Democratico alla notizia dell’esplosione questa mattina a Brindisi di un ordigno che ha causato la morte di una ragazza e il ferimento di numerosi studenti.

“Esprimo solidarietà alle vittime e alle loro famiglie e chiedo che tutti assieme si reagisca per avere verità e colpire gli infami e garantire serenità alla nostra democrazia e alla vita quotidiana dei cittadini”.

Rosy Bindi: “Una tragedia, un attacco vile e criminale. Partecipiamo sgomenti al dolore della famiglia della studentessa morta nell'attentato e siamo vicini a tutte le famiglie, ai ragazzi e agli studenti della scuola Morvillo Facone di Brindisi. Qualunque siano la matrice e le finalità di questo atto criminale, le forze sane e democratiche della Puglia e del Paese sapranno reagire con spirito unitario e con determinazione per respingere ogni forma di intimidazione e difendere i principi della legalità.”

Dario Franceschini: "Siamo di fronte a un episodio di un'atrocità mai vista e immaginata. Il primo sentimento è di vicinanza alle famiglie delle due ragazze uccise e dei compagni feriti. E' necessario che lo Stato reagisca e individui i responsabili nei tempi più brevi possibili. Ho parlato questa mattina con il presidente Fini per chiedergli un'informativa del governo in Aula e sarà il presidente della Camera con il governo a definire i tempi e le modalità".

Enrico Letta: “I giovani e la scuola, a Brindisi si vuole colpire il simbolo dell'Italia del futuro. Sgomento, costernazione e rabbia”.

Francesca Puglisi (Responsabile Scuola): “Assassini. In questa Italia, dove il grumo grigio delle stragi impunite non si è mai sciolto e dove nei momenti di crisi sempre si affaccia la barbarie, i registi del terrore sono tornati a colpire gli innocenti fra gli innocenti: gli studenti di una scuola. Con un macabro rituale di morte, gli assassini hanno ucciso nei giorni dell'anniversario della strage di Capaci, proprio all'arrivo della Carovana Antimafia nel brindisino, piazzando l'ordigno davanti alla scuola intitolata a Francesca Laura Morvillo Falcone. E simbolicamente hanno voluto uccidere anche il futuro del nostro Paese: perché i giovani quello sono, futuro e speranza. Sono sconvolta per quel che è accaduto, e profondamente vicina nel dolore immenso alle famiglie degli studenti”.

Emanuele Fiano (Responsabile Sicurezza): “Esprimo il mio profondo cordoglio e quello di tutto il Partito Democratico per la drammatica morte di una studentessa questa mattina a Brindisi, a causa dell’esplosione di un ordigno di fronte al suo istituto professionale.
Ovviamente attenderemo le indicazioni e i riscontri degli inquirenti per comprendere la natura di questo devastante attentato che ha colpito un istituto scolastico.
Alla famiglia della vittima, agli altri studenti feriti questa mattina e a tutta la città di Brindisi va la nostra vicinanza e solidarietà in questo terribile momento”.

Andrea Orlando (Responsabile Gustizia): Hanno voluto colpire dei giovani perché sanno che sono i primi ribellarsi a ingiustizia e violenza. Oltre all’orrore e alla tristezza per la morte di una ragazza e il ferimento di altri, si aggiunge lo sdegno per un atto vile che chiede una risposta ferma di tutti i cittadini.
Rivolgo un appello al Governo e al Ministro Cancellieri perché si faccia chiarezza al più presto sulle origini dell’attentato, e a tutte le forze politiche per una mobilitazione che dia il segno concreto di una reazione civile.

Laura Garavini (Capogruppo Pd in Commissione Antimafia): "Drammatico e grave l´attentato a Brindisi all´istituto professionale dedicato a Falcone e alla moglie, a vent´anni esatti dalla loro uccisione. E´ il tentativo di colpire i migliori successi dell´antimafia di questi anni: la rivolta culturale contro le mafie, portata avanti proprio e soprattutto con i ragazzi e nelle scuole. Di fronte a tanta criminale barbarie é necessario che lo Stato reagisca con grande fermezza e unità".

Walter Veltroni: “Siamo di fronte ad un episodio orribile, ad un'attacco feroce che, persino per il luogo scelto, riporta alla memoria le pagine più nere degli anni Novanta, di una criminalità che assume le forme del terrorismo. Per prima cosa voglio esprimere la mia vicinanza ai ragazzi colpiti e feriti, alla città di Brindisi.
Questo feroce attentato deve suscitare una risposta forte e unanime, da parte dello Stato come da parte dei cittadini e di tutte le forze politiche e sociali: l’impegno contro la mafia e la criminalità organizzata come quello contro i segnali di un ritorno terroristico deve essere massimo.”

Vanino Chiti: ''Quanto accaduto a Brindisi e' un attacco atroce, senza precedenti, un episodio gravissimo da condannare con la massima fermezza''.
Lo afferma il vice presidente del Senato Vannino Chiti, che aggiunge: ''e' stato collocato un ordigno nei pressi di una scuola e l'esplosione - a quanto pare molto potente - e' avvenuta proprio mentre gli studenti transitavano in zona prima di iniziare le lezioni: da queste prime ricostruzioni emerge un quadro profondamente inquietante per la brutalita' dell'attentato. Chi compie un gesto simile e' una belva criminale. Si tratta dell'ennesimo episodio che testimonia l'esistenza di un clima di tensione molto preoccupante in tutto il paese, sottovalutarlo sarebbe un errore inammissibile. La risposta a queste azioni terroristiche deve essere accompagnata da risolutezza e determinazione ed e' indispensabile l'unione tra istituzioni, magistratura, societa' civile e tutti coloro che hanno a cuore la difesa della legalita' e della democrazia per isolare ogni forma di violenza.
Esprimo il mio dolore per la giovane vita innocente stroncata e per il ferimento di altri studenti, di cui alcuni in gravissime condizioni. Ai familiari porgo la mia vicinanza''.

David Sassoli: “Scegliere come obiettivo una scuola piena di studenti, intitolata a Giovanni Falcone, simbolo della lotta contro tutte le mafie, e a sua moglie Francesca Morvillo, provocando la morte di una ragazza innocente e il ferimento di altri sette giovani di cui una è in gravissime condizioni, è un atto di una brutalità e di una vigliaccheria agghiaccianti di fronte al quale occorre reagire con un’urgenza e una risolutezza che non ammettono esitazione”.

mercoledì 9 maggio 2012

9 maggio - giornata in ricordo delle vittime della mafia e del terrorismo



Il 29 gennaio 1979 un commando di Prima Linea uccide, a Milano, il Sostituto Procuratore Emilio Alessandrini, all’angolo tra Viale Umbria e Via Muratori.

L'omicidio colpisce l’opinione pubblica: Alessandrini è uno dei magistrati più stimati del Tribunale di Milano.

Nel corso della sua carriera si è occupato delle inchieste più scottanti: quelle sul terrorismo di sinistra, sugli scandali finanziari legati al Banco Ambrosiano, sui servizi segreti deviati ma soprattutto quella sulla “madre di tutte le stragi”, l’attentato alla sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana a Milano, il 12 dicembre 1969. È lui, insieme ai colleghi Gerardo D’Ambrosio e Luigi Fiasconaro, a riprendere in mano nel 1972 l’inchiesta sulla strage, imboccando la pista della destra eversiva.Mesi prima, nel covo del terrorista Corrado Alunni, la Digos aveva trovato una foto del giudice Alessandrini. Che però morì senza scorta. Poche ore dopo l'attentato, Prima Linea rivendicò l'azione con alcune telefonate a quotidiani. La rivendicazione citava: «… Era una delle figure centrali che il comando capitalistico (lo Stato, n.d.r) usa per rifondarsi come macchina…efficiente …»

DA:  “ In ricordo di Emilio Alessandrini”    
di   Armando SPATARO, 6 /12/2000 
Emilio ALESSANDRINI, venne ucciso da un “commando” di Prima linea, il 29 gennaio 1979 a Milano, attorno alle 8.15, dopo che aveva appena accompagnato a scuola, come ogni mattina, suo figlio Marco… P.L. rivendicò l'omicidio spiegando, anche in quell’occasione, che i veri nemici del proletariato non erano i persercutori ottusi e reazionari delle “avanguardie ” comuniste, ma quei giudici democratici e riformisti che, come Emilio, con la loro attività e la personale credibilità, consentivano al sistema di esistere. Emilio era proprio uno così. Sin dall’inizio della sua carriera di sostituto a Milano, era, nell'ufficio, la cerniera tra i giovani… e gli anziani … Ma Emilio era pure un osservatore  attento dell'evoluzione del costume in relazione ai problemi della giustizia penale… Oggi, penso, reagirebbe sdegnato al moto di xenofobia che si diffonde nel paese, alla mancanza di solidarietà verso chi soffre ed inviterebbe tutti, autorevolmente, a volare più in alto ed a guardare il mondo intero, senza limitarsi al proprio particolare ed angusto osservatorio.
Ero di turno esterno il 29 gennaio 1979 e quando, a poche centinaia di metri dall’edificio in cui entrambi abitavamo, arrivai all'incrocio dove la sua auto bloccava il traffico, con lo sportello aperto e la polizia attorno, guardai quell'uomo così giovane, accasciato sul volante e, inerte anch’io,  pensai immediatamente a quando, un anno e mezzo prima, mi aveva discretamente accompagnato nell'aula della Corte d’Assise dove stava per iniziare il processo al nucleo storico delle BR… Nel giugno del ’77, stava per iniziare la celebrazione del processo di Milano a carico di Curcio, Mantovani ed altri nomi storici del vertice delle bierre: mi incaricarono di sostenere l'accusa, ma Emilio fu incaricato di farmi da tutore (non me lo disse, ma per me era chiarissimo). Mi accompagnò, dunque, in aula e, in attesa che la Corte entrasse, si collocò discretamente alle mie spalle… Mi vide respingere a brutto muso il solito gruppo dei soliti avvocati di Curcio & c., che, pur revocati… pretendevano da me l'autorizzazione al colloquio con i loro assistiti. Non mi conoscevano e mi dissero che, se avessi insistito nel negare quel permesso, "avrebbero riferito a Curcio che il PM non voleva che i suoi difensori parlassero con lui" . Risposi che sarebbe stato preferibile aggiungere anche il nome del PM : glielo scrissi su un pezzo di carta, consegnai loro il bigliettino e li congedai: si allontanarono senz’altro aggiungere. Emilio mi si avvicinò e … mi diede una pacca sulla schiena e se ne uscì dall'aula sorridendo… Emilio era così con tutti, la sua umanità era straripante : non c’era un Natale o una festa “raccomandata” in cui dimenticasse di andare a trovare il centralinista cieco del Palazzo di Giustizia…per fargli gli auguri, regalargli il panettone ed abbracciarlo … non c’era giovane collega, bisognoso di consigli, cui non dedicasse ore preziose del suo lavoro; e tanti erano i condannati, in processi da lui istruiti, che spesso andavano a salutarlo per ringraziarlo della umanità che aveva con loro dimostrato e che non avrebbero mai dimenticato…Ma il nome di Emilio Alessandrini è indissolubilmente legato alle indagini per la strage di Piazza Fontana…Lui ne parlava poco: non gli piaceva, credo, rinverdire gli allori, né ripercorrere una vicenda che non considerava definita ed il cui esito processuale non poteva certo ritenere soddisfacente. E’ sempre stato Gerardo D’Ambrosio, giudice istruttore in quella vicenda, a raccontarmi in più occasioni del suo eccezionale acume investigativo, della sua capacità di muoversi intelligentemente nel grigio territorio delle deviazioni e coperture istituzionali e della sua incredibile memoria…Sembrava impossibile, a tutti, che un’organizzazione che si autodefiniva “di sinistra”, sia pure eversiva, potesse colpire un uomo come Emilio che dell’ansia di progresso e democrazia era una delle bandiere, non solo all’interno della magistratura.
Ma era, quella, l’incredulità di tutti i congiunti e degli amici delle tante vittime del terrorismo di sinistra, l’inconsapevole ed inespresso bisogno di attribuire le morti di Alessandrini, Galli, Tobagi e di altri ancora a “menti raffinate”, a complotti istituzionali piuttosto che, come in effetti era, alla folle ideologia di una folle stagione, credo irripetibile ad onta della persistenza, nel tessuto sociale, di concause scatenanti il terrorismo.
  Tutti ricordano l’addio ad Emilio: Milano intera al suo funerale, strade e piazze stracolme di gente che lo applaudiva, una città ferma in quel freddo mattino d’inverno…Penso che sia stata  proprio la reazione della gente a quell’assurdo omicidio ed a quello di pochi giorni prima di Guido Rossa (avvenuto il 24 gennaio 1979, a Genova) ad innescare la fine del terrorismo…